Nonostante sia una lettrice appassionata ho tardato a interessarmi ai libri di Grazia Deledda, soprattutto perché pensavo che le loro atmosfere fossero un pò troppo cupe e tristi per me. Questo in effetti è vero, però lei è una grande scrittrice: mi chiedevo sempre perché avesse meritato il Nobel e per capirlo è bastata la lettura di poche pagine di "Canne al vento".
Intanto, la prosa scorre in modo dolce e perfetto e consente al lettore una empatia istantanea con l'ambiente che viene descritto e con lo stato d'animo dei personaggi. Le descrizioni sono particolarmente belle, realiste e ricche di riferimenti concreti, ma nello stesso tempo attraversate da una corrente magica e passionale.
I luoghi naturali descritti sono pieni di suoni, colori e profumi, tanto da trasmettere sensazioni quasi fisiche.
Qualche piccolo esempio....
"E Dio prometteva una buona annata, o per lo meno faceva ricoprir di fiori tutti i mandorli e i peschi della valle; e questa, tra due file di colline bianche, con lontananze cerule di monti a occidente e di mare a oriente, coperta di vegetazione primaverile, d'acque, di macchie, di fiori, dava l'idea di una culla gonfia di veli, di nastri azzurri, col mormorio del fiume monotono come quello di un bambino che si addormentava." (p.8)
"La luna saliva davanti a lui, e le voci della sera avvertivano l'uomo che la sua giornata era finita. Era il grido cadenzato del cuculo, il zirlio dei grilli precoci, qualche gemito d'uccello, era il sospiro delle canne e la voce sempre più chiara del fiume: ma era soprattutto un soffio, un ansito misterioso che pareva uscire dalla terra stessa."(p.9)
"E un silenzio grave odoroso scendeva con le ombre dei muricciuoli, e tutto era caldo e pieno d'oblio in quell'angolo di mondo..."(p.62)